Public Speaking: oratori si nasce o si diventa?

Saper parlare in pubblico è una dote che pochi possiedono, ma è un’arte che tanti possono imparare.

Oggi si definisce public speaking, nei secoli passati la chiamavano ars oratoria. Passano i secoli ma le regole di un discorso perfetto rimangono sempre le stesse.

Anche per gli oratori più esperti, un discorso efficace è sempre il frutto di un lungo e scrupoloso lavoro di preparazione. Nulla deve essere lasciato al caso e all’improvvisazione, ma non bisogna nemmeno incorrere nell’errore opposto: recitare tutto a memoria. Il segreto del successo sta quindi nell’unire questi aspetti.

Partendo da una struttura ben organizzata, l’oratore deve essere in grado di impostare il discorso in maniera fluida e scorrevole, per riuscire a catturare l’attenzione del pubblico evitando due conseguenze negative molto comuni: suscitare un effetto di noia e risultare poco preparati.

Avere a disposizione un contenuto valido è certamente un buon punto di partenza, ma non basta: per rendere davvero efficace un discorso, la forma è altrettanto fondamentale. Nel public speaking, infatti, sono spesso i dettagli a fare la differenza. Dal tono di voce alla gestualità, dall’abbigliamento alla postura, passando per aspetti caratteriali come l’empatia e il carisma, il come conta forse più del cosa. Per questo motivo, è grandissima l’importanza, in un discorso pubblico, di due momenti come l’attacco e la chiusura.

La percezione del pubblico si sviluppa nei primi 30 secondi, pertanto è importante riuscire a catturare subito l’attenzione con una storia in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Pur di fronte a tematiche particolarmente complesse, un buon oratore non dovrebbe mai dimenticare una regola tanto semplice e scontata quanto efficace: sorridere. Per partire con il piede giusto, non c’è nulla di meglio di un bel sorriso spontaneo, un gesto che può rivelarsi addirittura “contagioso”. Il sorriso genera sorrisi grazie ai neuroni specchio, che consentono alle menti di entrare in sintonia tra loro. Se a un sorriso si accompagna anche uno sguardo diretto, il gioco è fatto: per conquistare il pubblico, uno sguardo può valere più di mille parole. Guardare negli occhi l’interlocutore è indice di sicurezza e di credibilità, a patto che il tutto avvenga in maniera spontanea e accogliente, mai in modo aggressivo o inquisitore.

Perché nel public speaking, come nella vita quotidiana, la chiave è sempre la stessa: una questione di sguardi.