Il Fallimento: L’arte di Cadere

 

Martina Soragna è artista di strada, performer, attrice, clown e burattinaia, e la sua performance a Humans in CO – l’ultimo evento firmato TEDxTorino – è stata un fallimento.

L’abbiamo intervistata per capire cosa voglia dire fallire per mestiere, e come il fallimento possa renderci persone migliori.

Perché per la tua arte hai scelto proprio la figura del clown?

Perché il clown nasce e si sviluppa nel fallimento dichiarato.

Il clown mette se stesso e la propria vulnerabilità sotto i riflettori, davanti a tutti, senza nessuna maschera né finzione, in una chiave comica.

Paradossalmente è uno dei personaggi più sinceri, nonostante spesso sia molto truccato e indossi costumi vistosi.

Il clown mi ha sempre affascinato perché è una voce fuori dal coro.

Martina Soragna citazione fallimentoQuanto coraggio ci vuole a fallire in una società come la nostra?

Nella nostra società il successo è forse l’unica cosa per cui una persona viene valutata, quindi direi molto.

Detto questo, ci sono persone che per natura sono più capaci di sbagliare e riderci sopra, magari coinvolgendo anche gli altri, rendendo lo sbaglio un momento di unione e condivisione; e persone che invece vivono il fallimento in altro modo e hanno altri talenti.

Ognuno ha in fin dei conti delle qualità, delle cose che gli vengono naturali: c’è indubbiamente una componente caratteriale che contraddistingue una persona che fallisce per scelta, che decide di fare il clown.

Si impara a fallire?

Sì, si impara: nasciamo senza sapere camminare e impariamo, impariamo a contare e scrivere. Secondo me si impara anche a fallire.

Si impara a giocare e, quando giochi, inevitabilmente fallisci.

Il fallimento è una condizione umana, che ci accomuna tutti. Che nella vita si incorra in momenti difficili, che si incontrino degli ostacoli, o comunque qualcosa che rallenta o ferma la nostra corsa, è una condizione naturale.

È il fatto che sia un tabù e che sia visto solo come un problema, che il fallimento sia giudicato solo come qualcosa di negativo, a far diventare un sassolino una valanga.

Alla fine creiamo dentro di noi delle rigidità per cui non osiamo neanche più approcciarci alle cose, ai sogni, alla novità. Questa è forse la parte più negativa.

In molti sport ti insegnano a cadere, tra le prime cose. Ma nella vita in generale nessuno ti spiega come fallire. Tu cosa consiglieresti per imparare a farlo?

Saper fallire è innato! Più che imparare a fallire, bisogna imparare ad accettare il fallimento. Bisogna far sì che la paura di sbagliare non ci impedisca di fare le cose.

Come clown ad esempio, ti devi ingegnare per trovare un’azione scenica, un obiettivo molto semplice, e dentro di te pensare tutti i modi, buffi e teatrali, per non raggiungerlo.

È un allenamento mentale bellissimo: perché l‘altra cosa che il fallimento porta naturalmente dentro di è la ricerca di una soluzione.

E senza fallimento, in fin dei conti, non c’è spettacolo.