Andrea De Beni: la partita persa è quella che scegli di non giocare

Game Over / Learn Over non è solo il titolo dell’ultimo Salon firmato TEDxTorino: è un mantra, una mentalità, uno stile di vita.

Una chiave di lettura alternativa a quella cui siamo abituati quando parliamo di sconfitta e di fallimento.

Lo scorso 30 settembre, alla World International School (WINS) di Torino, abbiamo invitato tre collezionisti di vittorie proprio per parlare di sconfitta.

Uno di loro è Andrea De Beni, atleta inarrestabile – dal basket di alto livello, al quad, al crossfit: lo sport che non può praticare non è ancora stato inventato – che dall’età di due anni cammina con una protesi.

Dopo l’evento lo abbiamo raggiunto per fargli due domande a caldo.

UNA CITAZIONE DAL TUO TALK: “NON ERO ANCORA PARTITO CON QUESTA AVVENTURA CHE GIÀ MI RITROVAVO ADDOSSO IL BOLLINO DA PERDENTE”. QUANTO SPESSO TI CAPITA DI ESSERE IDENTIFICATO CON IL TUO HANDICAP? COME SI REAGISCE IN QUESTI CASI?

In realtà l’essere identificato con il mio handicap è un continuum. Ma è cambiata la percezione.

Mentre l’identificazione prima aveva un’accezione negativa e l’handicap veniva visto come elemento per la presa in giro, una sorta di “segno meno” davanti alla mia persona, oggi non è più così.

Perché, probabilmente, l’aver raggiunto dei bei traguardi permette anche alle persone di rivolgersi a me in un modo diverso e di identificare questo handicap in un modo totalmente diverso, praticamente l’opposto di quello che c’era all’inizio.

LA TUA SEMBRA LA PARABOLA DI UN SUPEREROE: LA CADUTA, L’INCONTRO CON IL MENTORE E LA SCOPERTA DEL SUPERPOTERE, LA LOTTA. MA QUAL È IL TUO SUPER-CATTIVO?

Io credo che il supercattivo di questa storia sia un’incapacità che abbiamo tutti, me compreso, di entrare nel merito

 delle cose: che non significa per forza indifferenza o pressapochismo, ma è proprio la tendenza che abbiamo a cercare di aggirare gli ostacoli passando attraverso una via differente, utilizzando delle scorciatoie. 

Questo è quello che faccio più fatica ad affrontare, sia dentro di me sia verso gli altri.

COSA SIGNIFICA PER TE “ESSERE PERDENTE”?

La sconfitta credo sia un punto di partenza, non un punto di arrivo.

La sconfitta è un’occasione, il momento migliore che abbiamo per scomporre quelli che sono gli errori che ci hanno portato ad essa.

Credo che l’errore sia il minimo comune multiplo di una sconfitta. Quindi avere l’opportunità di entrare nel merito della sconfitta, scomporla in tante parti e provare a migliorare ciascuna di esse, probabilmente è la chiave per evitare che questa sconfitta si riproponga.